A Roma, “città eterna”, la memoria è un muscolo ogni giorno più pigro, atrofizzato in modo ormai quasi irrimediabile. Memoria affettiva e relazionale di gente sempre più persa nei cazzi suoi. Memoria storica e politica, humus sterilizzato di un presente che ha perso la bussola. Il nano si è buttato dalle spalle del gigante e gli piscia sui piedi, tronfio d’orgoglio suicida. Rigurgiti di un passato nero appestano l’aria stantia di una città che ha preso tutti i difetti e nessun pregio della metropoli, la cui “grande bellezza” rimane ostaggio della solita cricca di banditi incravattati. Continue reading
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