“L’importante non è vincere ma partecipare”. Il motto Olimpico suona come una beffa per gli abitanti di Vila Autodromo, comunità divenuta simbolo della lotta contro le rimozioni forzate imposte dall’amministrazione di Rio de Janeiro in vista delle prossime Olimpiadi. A 9 mesi dall’inizio dei Giochi, questo villaggio di pescatori in riva alla laguna di Jacarepagua somiglia a quelli bombardati in Siria. Assediate da ruspe e macerie, sono rimaste appena 47 delle circa 600 famiglie originarie. Al loro posto, accanto al nuovo Parque Olimpico, sorgerà la Vila dos Atletas -31 palazzi residenziali per un totale di 3600 appartamenti di lusso- che terminate le competizioni si trasformerà in un condominio privato contribuendo a valorizzare tutta l’area di Jacarepagua. Ad approfittarne sarà la lobby dei costruttori carioca, “grandi elettori” del sindaco Paes.
Gli abitanti di Vila Autodromo sono tra le vittime della straordinaria speculazione immobiliare in atto a Rio de Janeiro. Secondo il Comité popular da Copa e Olimpiadas -l’organizzazione che dal 2009 documenta le violazioni dei diritti umani e gli abusi condotti in nome di tali eventi- almeno 70mila persone sono state sgomberate per far spazio a stadi, impianti sportivi e grattacieli. In cambio il governo offre un misero indennizzo o una casa a chilometri di distanza dall’area in cui questa gente vive e lavora. Gli sgomberati vengono a conoscenza della propria sorte solo quando gli addetti della Secretaria Municipal de Habitacao marcano con la sigla SMH le case che saranno abbattute: è quanto successo a Morro da Providencia -la più antica favela di Rio, vittima del progetto “Porto Maravilha”- o a Metro Mangueira, dove 667 famiglie sono state rimosse per far posto a un parcheggio. Quando non vengono cacciati con la forza, gli abitanti più poveri sono espulsi dalla “mano bianca” del mercato. Nella Zona Sud, dove si concentra la classe alta carioca, molte favelas sono state “pacificate” dalla polizia. Un intervento tradotto in affitti in media 4 volte più alti. Dopo aver resistito per decenni alla violenza armata dei trafficanti, i favelados sono ora costretti a emigrare nella Zona Nord, lontano dallo sguardo dei turisti, a ingrossare le fila dei diseredati della Cidade Maravilhosa.